Un episodio grave e inaccettabile ha scosso il calcio giovanile piemontese. Al termine di una partita del campionato Under 14 tra Csf Carmagnola e Volpiano Pianese, disputata lo scorso fine settimana, si è verificata una rissa in campo tra alcuni calciatori. Tra i coinvolti anche il portiere del Volpiano Pianese, Thomas, 13 anni, già colpito da una sospensione disciplinare in seguito al parapiglia.
Ma quanto accaduto subito dopo ha superato ogni limite: un genitore di un giocatore del Carmagnola ha raggiunto il giovane estremo difensore e lo ha aggredito violentemente, colpendolo al volto. Il ragazzino ha riportato la frattura del malleolo e una sospetta frattura dello zigomo. L’uomo, padre di un atleta della squadra di casa, è stato denunciato per lesioni personali. Intanto il giudice sportivo si è pronunciato il 4 settembre sulla vicenda disciplinare relativa agli episodi in campo:Il 13enne, che ha riportato la frattura del malleolo e lesioni allo zigomo, è stato squalificato per un anno (fino al 04/09/2026). Insieme a lui, squalificati anche suo padre, dirigente del Volpiano, e un giocatore del Carmagnola, la squadra avversaria.
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La notizia ha suscitato sdegno e reazioni da più parti. Tra le voci più nette si è alzata quella della Polisportiva Olympia Agnonese, che ha espresso solidarietà al giovane Thomas e condannato fermamente l’accaduto:

“Un gesto vile, inaccettabile, che nulla ha a che vedere con i valori che il calcio dovrebbe trasmettere. Ciò che ci ferisce di più è il messaggio che rischia di passare: che la rabbia possa superare l’educazione, che la competizione possa giustificare la violenza. Noi diciamo no. Con forza. Con convinzione.”
La società molisana si è stretta attorno al ragazzo, alla sua famiglia e alla Volpiano Pianese: “A loro va il nostro abbraccio e il nostro sostegno. Chi aggredisce un bambino non merita il campo. Merita la giustizia. L’Olympia Agnonese sarà sempre dalla parte dei ragazzi, dello sport pulito e del rispetto.”
Un messaggio che arriva forte e chiaro: il calcio deve restare un gioco e una scuola di vita, non un campo di sfogo per violenza e rabbia.