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Il Vice Sindaco di Agnone Giovanni Di Nucci rende omaggio a Don Alberto Conti – Premio “Agnone contro lo spopolamento” (7 ottobre 2025)

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Si è svolta questa mattina, nella Sala del Consiglio Comunale di Agnone, la cerimonia di consegna della prima edizione del Premio “Agnone contro lo spopolamento”, promosso dal Comune di Agnone e dall’Università delle Generazioni.
Il riconoscimento è stato assegnato a don Alberto Conti, direttore della Caritas diocesana di Trivento, per l’instancabile impegno nella lotta allo spopolamento e nella tutela della dignità umana nelle aree interne.

Alla presenza del sindaco Daniele Saia, del dott. Mimmo Lanciano, di rappresentanti istituzionali e di numerosi cittadini, il Vice Sindaco Giovanni Di Nucci ha pronunciato un intervento toccante e profondo, esprimendo ammirazione e riconoscenza verso Don Alberto e la sua opera.

Nel suo intervento, Di Nucci ha espresso viva gratitudine alla Caritas diocesana di Trivento e a don Alberto Conti per il costante impegno nel rispondere ai bisogni primari delle persone e nel sostenere le comunità più fragili.
Ha ricordato l’attenzione e la sensibilità del sacerdote verso il disagio delle popolazioni delle aree interne, segnate da spopolamento, carenza di servizi, solitudine e marginalità.

Riprendendo le parole di Don Alberto, Di Nucci ha sottolineato che il degrado delle aree interne rappresenta un tradimento della Costituzione e del Vangelo, un tema già al centro di importanti incontri con figure come don Luigi Ciotti e Rosy Bindi.

Ha messo in evidenza la lungimiranza con cui la Caritas ha saputo denunciare, con dati concreti, il declino demografico della Diocesi di Trivento – che in settant’anni ha perso circa 60.000 abitanti – promuovendo al tempo stesso iniziative culturali e sociali come la Scuola di Formazione “Paolo Borsellino” e il progetto “Resto nella mia terra”.

Il vice sindaco ha poi ricordato le parole più commoventi di Don Alberto, legate alla perdita delle voci dei bambini, delle case illuminate, del profumo del pane e dei segni di vita che una volta animavano i paesi.
Ha concluso definendo Don Alberto un eroe a modo suo, esempio di coraggio, tenacia e amore per il territorio, capace di risvegliare le coscienze e invitare tutti a “resistere, resistere, resistere” contro la rassegnazione e l’abbandono.

? Segue il testo integrale del discorso del Vice Sindaco di Agnone Giovanni Di Nucci.


"Tutti   i nostri paesi conoscono con quanto impegno la Caritas diocesana diretta da don Alberto , si impegna per dare soluzioni fattive per alleviare i problemi quotidiani , i bisogni primari , di chi vive nelle ristrettezze economiche e di questo bisogna ringraziare sia Don Alberto che i volontari che egli riesce a motivare. Alberto ha un pensiero continuo, che si esterna in instancabili  intuizioni , invenzioni, idee perché il suo tarlo fisso, diciamo la sua croce , ha un unico referente, la triste sorte delle nostre comunità che vivono il disagio quotidiano della mancanza di servizi , la paura di non poter ricevere cure in un sistema di prossimità,  le angosce della solitudine e dell’abbandono. Credo che il suo pensiero prevalente, ma abbiamo avuto modo di sentirlo  piùdalle sue parole, sia la crisi complessiva umanitaria delle  aree interne.  Tanto da arrivare a dire che il degrado delle aree interne è un tradimento alla Costituzione  e anche al Vangelo, come è stato ribadito in un recente incontro a Castelguidone dove  abbiamo ascoltato i forti interneti di  don Luigi  Ciotti e Rosy Bindi.                                                                                                                                       

  Lo spopolamento , la fuga dei giovani, l’invecchiamento della popolazione  con l’aumento dei bisogni socio-sanitari e   della disabilità. La denatalità sono pertanto i motivi per cui  egli svolge il suo impegno , arrivando anche a prevedere la possibilità che mancheranno anche i sacerdoti come lui a dare conforto religioso alle nostre popolazioni.                                                                                                                                                                                      

Mi ha molto colpito il modo in cui ha detto che lo spopolamento riguarda sia le persone fisiche ma che comporta anche la perdita delle storie, dei volti, dei racconti, delle tradizioni,  e dice  di  soffrire nel profondo per l’assenza del vociare mattutino dei ragazzi che vanno a scuola, di case in cui non si accendono più finestre illuminate e dove non si vedono più comignoli fumanti, di strade che si  desertificano e sono silenziose e spettrali , della mancanza dell’odore del pane appena sfornato  , dei  piccoli negozi che  chiudono. Ma pur  in queste situazioni, che invogliano al pessimismo,  la Caritas e Alberto non hanno mai rallentato la loro opera, il loro impegno che  è stato rivolto in tutte le direzioni sollecitando tutte le  Istituzioni a qualsiasi livello,   nella convinzione che la Politica (P maiuscola)  ha il dovere e compito di suscitare, aggregare, promuovere   strategie per uscire fuori da questo brutto declino. Ma lo Stato , pur sapendo che un quarto degli italiani che vivono nella dorsale appenninica hanno problemi di mal vivere, sembra disinteressato.                                                                                                                                                                            

 La Caritas, con grande intuizione , ha preceduto gli organi preposti per evidenziare in modo aritmetico i numeri incontrovertibili di una  demografia impietosa : in 70 anni la Diocesi (il vero nucleo omogeneo senza inutili confini,  della nostra area interna) ha perso 60.000 abitanti.Questa inchiesta divenuta denuncia  ha colto anche un altro obiettivo quello di smuovere l’indifferenza e la rassegnazione  e ha fatto nascere la consapevolezza,  nella  testa sempre in fermento di Alberto,  di fondare anche la scuola di Formazione “Paolo Borsellino”  

 Abbiamo partecipato spesso a questi eventi e ne abbiamo ricavato sempre le informazioni e lo stimolo a non arrenderci.                                                                                                                                            Questa è la lezione che personalmente sto ricevendo da don Alberto e il suo gruppo. La perseveranza, la resistenza , il sacrificio e gli insegnamenti (lui la chiama la pedagogia) che derivano dai tanti incontri che sono stati organizzati (ai quali a dire il vero ho visto pochi decisori regionali della politica)  incontri con tante menti eccelse : giuristi, magistrati , politici e giornalisti di livello nazionale. 
 

Per non parlare poi dei tanti corsi e tentativi del progetto “resto nella mia terra” Alberto in una bella intervista ha elencato tutti ma ha dimenticato la famosa “pizzeria”. C’è una bella espressione dialettale che recita : ma “addo viè pe la coccia” che serve per dire della inesauribile volontà che anima Alberto sempre intento a provocazioni e tentativi di coinvolgimento 
 

Il premio che riceve oggi è pochissimo rispetto alle cose eccellenti che ha fatto e che continuerà a fare con coraggio e voglia di resistere, resistere . resistere. Da parte nostra dobbiamo convincerci meglio che ci vuole un maggiore impegno alla par sua  sperando che possa finire la nottata Tu  Alberto non lo accetti ma io ti dico che sei un eroe  a modo tuo . Grazie di esistere  e di continuare a svegliarci "

Giovanni Di NUCCI                                                           
 

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