Partecipa a Alto Molise

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

"Se non posso tutelare la salute dei miei cittadini, rischio di venire meno al giuramento’: La lettera di Saia a Mattarella

Condividi su:


Art. 3 – Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Questo articolo rappresenta uno dei cardini dell’intera Costituzione, perché offre la chiave di lettura di tutta la Carta. Questa chiave di lettura è il principio di uguaglianza. Finalmente, finiscono privilegi e distorsioni e ogni persona diventa sacra. E la Repubblica è chiamata a svolgere un ruolo politicamente attivo per promuovere un’uguaglianza anche sostanziale, creando le condizioni necessarie per consentire a tutti di sviluppare la propria personalità e di realizzare le proprie aspirazioni.
 

Mi piace ricordare che questi due articoli sono tra quelli che disegnano il volto della Repubblica, che contengono i principi fondamentali, le norme dal valore precettivo e non meramente programmatico, che, con un linguaggio straordinariamente chiaro, semplice, che in taluni punti diventa una poesia, individuano i valori che la ispirano e che devono porsi a fondamento di ogni altro atto normativo gerarchicamente subordinato. Sono il punto più alto della nostra legislazione, che ha sanato le ferite del passato, ha precorso i tempi futuri e ha rappresentato un modello per molte altre legislazioni. Alcuni diritti sono propri dell’essere umano e, come tali, sono inviolabili. Ogni singola persona nasce con questi diritti e lo Stato si limita a “riconoscerli” e a “garantirli” (verbi mirabili: parole scolpite che incarnano esse stesse un programma di vita). Tal è il diritto alla salute e, in quanto tale, il diritto alla salute deve essere assicurato a tutti, tramite idonei interventi dello Stato, volti ad offrire pari opportunità anche ai soggetti più deboli. Come noi.

 Queste norme, che sono una preziosa eredità che ci rende orgogliosi, che sono state e sono punto di riferimento di molte altre legislazioni, purtroppo, non ci danno più fiducia né speranza, in questi tempi difficili.
Cosa chiedo, a nome anche dei cittadini, dunque? Rivelare e valutare la “verità effettuale”; guardare sotto le apparenze, le motivazioni ufficiali, per cambiare rotta. Chiediamo aiuto, per mettere in luce il problema, richiamando, in nome della Costituzione, gli attori istituzionali, di ogni ordine e grado, ai loro doveri, sottolineando che l’accesso ai servizi sanitari nelle aree interne non è un sovrappiù, bensì un requisito di cittadinanza, l’espressione della dignità umana; invitando ad un impegno concreto su personale, infrastrutture, tecnologie, trasporti, coordinamento, strategie unitarie; sollecitando incentivi, benefit fiscali, borse di studio, alloggi per chi sceglie di lavorare nelle aree interne. E quant’altro.
 

La Sua presenza, la Sua parola, la Sua autorità di garante della Costituzione costituirebbero senz’altro un forte e deciso segnale di solidarietà, di partecipazione; una voce altisonante per richiamare la giusta attenzione delle Istituzioni; una guida sicura e un sostegno a questo popolo che faticosamente, ma appassionatamente, cammina verso un futuro di dignità della persona umana ed equità sociale, di coesione e complicità, di accoglienza e inclusione, di creatività e innovazione, di prosperità e prospettive. Non mi rimane altro.
Nella seduta di insediamento del Consiglio Comunale ho compiuto un atto altamente significativo di un fortissimo impegno verso i cittadini, con il solenne giuramento “di osservare la Costituzione italiana”. L’ho fatto, commosso, con il capo scoperto e chino e indossando la “fascia tricolore”. 

Questo munus nei confronti dello Stato e della comunità locale si rinnova ogni giorno della consiliatura e ogni volta che indosso la fascia non è una semplice cerimonia, ma la celebrazione dei valori della Costituzione. In questo contesto, tuttavia, mi sento inadeguato: se non riesco nemmeno a tutelare e garantire la salute dei miei cittadini in ugual misura rispetto alle italiane e agli italiani che vivono in zone più fortunate, forse sono venuto meno a quel giuramento e forse è arrivato il tempo di deporre la fascia. Ma non voglio farlo.
Secondo Machiavelli, quello dell’uomo non è l’unico modo di agire; altri ce ne sono che consentono di evitare i “lacci” e vincere i “lupi”. Lo diceva pure Pico della Mirandola: “Non ti ho fatto né celeste né terreno, né immortale, né mortale, perché di te stesso, quasi libero e sovrano ti plasmassi e ti scolpissi nella forma che tu avessi prescelto. Tu potrai degenerare nelle cose inferiori che sono i bruti; tu potrai rigenerarti secondo il tuo volere, nelle cose superiori che sono divine”.

 Io scelgo consapevolmente e liberamente di essere uomo e di impegnarmi nel bene comune. Tuttavia, Le chiedo di darmi voce sicura per consegnare speranza ai giovani e consolare gli anziani; parole giuste per ricondurre la gente a quelle istituzioni di cui non riconosce più la funzione e nelle quali non ripone più fiducia; strumenti concreti affinché la storia, la tradizione, l’arte, i suoni, i saperi, la nostra cultura e identità millenaria che ancora erompono nel presente in tutta la loro forza travolgente, non vadano persi; ragioni per continuare a vivere.

Con deferente ossequio,

Il Presidente della Provincia di Isernia
dott. Daniele Saia
 

Condividi su:

Seguici su Facebook