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Monte Castelbarone, l'inchiesta di Dario Rapino: “Quando le visioni della Madonna devastano l’ambiente”

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Monte Castelbarone, l'inchiesta di Dario Rapino: “Quando le visioni della Madonna devastano l’ambiente”

L'inchiesta di Dario Rapino, avvocato e fotografo naturalista, riaccende con forza i riflettori su quanto accaduto sul Monte Castelbarone, sopra Agnone. In un’area classificata Sito di Importanza Comunitaria (SIC) — dunque tra le zone più sensibili dal punto di vista ambientale — sono comparsi un altarino, un basamento in pietra e un tratto di montagna livellato per agevolare l’accesso. Opere autorizzate dal Comune su richiesta di un’associazione cattolica che sostiene pratiche devozionali nate attorno a presunte apparizioni della Madonna riferite da un fedele del posto.

Rapino, nel suo sopralluogo, non si limita a mostrare ciò che è stato realizzato: spiega con precisione che cosa significhi intervenire in un SIC, ricordando che qualsiasi modifica — anche un semplice spianamento di terreno — richiede valutazioni ambientali rigorose e procedure autorizzative stringenti. Nel video, l’avvocato sottolinea che questi lavori possono alterare habitat protetti e creare un precedente pericoloso.

A rendere il quadro ancora più controverso è la posizione ufficiale della Chiesa, che sulle presunte manifestazioni spirituali sul monte ha adottato una linea netta: nessun riconoscimento del fenomeno e, soprattutto, divieto di processioni, pellegrinaggi, celebrazioni pubbliche e strutture assimilabili a santuari. Le autorità ecclesiastiche consentono soltanto la preghiera personale o tra poche persone, senza iniziative organizzate e senza trasformare il luogo in un punto di culto permanente.
Una posizione che contrasta visibilmente con la costruzione dell’altarino e la sistemazione dell’area alla base del Monte Sant'onofrio, dove la stessa associazione ha edificato sulla vetta “un santuario” come i fedeli lo definiscono.

Il sopralluogo di Rapino ha rimesso la questione al centro del dibattito: la montagna può essere modificata per una finalità religiosa non riconosciuta, e per di più in un SIC?
La domanda resta aperta. Intanto le immagini del video parlano da sole e chiamano in causa un principio che Rapino ribadisce con forza: “La tutela di un’area protetta non è negoziabile”.

 

 

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