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Fuoco e protesta: il sindaco di Agnone alla ’Ndocciata, “Qui la salute è un diritto”

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Il discorso che segue, pronunciato dal Sindaco di Agnone in occasione della manifestazione della ’Ndocciata, va oltre la celebrazione di uno dei riti più antichi e identitari della comunità agnonese. Accanto al valore simbolico del fuoco, della memoria e della continuità, il testo affronta con chiarezza e fermezza una delle questioni più delicate e urgenti per le aree interne: il diritto alla salute.

Nel richiamare le parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il Sindaco inserisce la difesa dell’ospedale di Agnone in un quadro più ampio di diritti di cittadinanza, sottolineando come la tutela della sanità pubblica non possa essere disgiunta dalla sopravvivenza stessa delle comunità montane. La prospettiva della riconversione dell’ospedale viene indicata come una scelta che rischia di compromettere l’accesso alle cure e di accentuare processi di marginalizzazione già in atto, incidendo direttamente sulla sicurezza e sulla qualità della vita dei cittadini.

Il riferimento al fiocco bianco con il cerotto diventa così un simbolo concreto di una ferita aperta, ma anche della volontà collettiva di curarla attraverso il coinvolgimento delle comunità locali e il rispetto dei principi costituzionali di uguaglianza e solidarietà. In questo senso, il discorso si configura come un appello civile e istituzionale affinché le politiche pubbliche non riducano i servizi essenziali, ma li rafforzino, riconoscendo nella sanità un presidio imprescindibile di giustizia sociale e di coesione territoriale.

Il discorso del sindaco è pubblicato integralmente per preservarne il significato e il valore testimoniale, come espressione di una comunità che, nel solco della tradizione, rivendica il diritto a un futuro dignitoso e pieno nei propri luoghi di vita.

“Buonasera a tutti, un saluto alle autorità civili, religiose e militari, e a tutti voi che questa sera riempite le strade di Agnone. Ringrazio tutti quelli che si sono impegnati per la riuscita della manifestazione, gli uffici comunali, la Pro Loco, l’associazione “La ‘Ndocciata” e tutti i volontari. Questa sera, celebriamo un rito antico, la nostra Ndocciata, oggi più che mai carica di simboli e di significati profondi. Il fuoco è memoria, è comunità, è continuità. È il segno di una presenza viva che resiste al tempo, alle difficoltà, all’isolamento. È la luce che, da sempre, nelle aree interne ha rappresentato riparo, speranza e futuro. Il fuoco, l'elemento che scalda, l'elemento che purifica, torna a illuminarci, a rischiarare il buio di questa serata. Oggi la ‘Ndocciata assume un valore ancora più profondo, in quanto rappresenta la massima espressione della fiamma agnonese. Una fiamma caparbia, che non si lascia smorzare dalle avversità, ma che invece continua a bruciare alimentandosi del coraggio di chi sceglie di restare nelle aree interne. Perché vedete, questa sera Agnone è straripante di persone. Ma quando le ’ndocce si spengono e la folla si dirada, c’è chi il giorno dopo continua ad alzare la saracinesca della propria attività, ad accompagnare i figli a scuola, a fare la spesa per preparare il pranzo della domenica. A queste persone voglio dire grazie. Grazie, perché non è facile scegliere di restare quando, tutt’intorno, vengono tagliati servizi essenziali e opportunità. Come ci ricorda il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, “la montagna è un patrimonio di valore straordinario, parte costitutiva dell’identità italiana. Non è una risorsa da sprecare, né da depauperare. Valorizzarne le originalità significa tenere in vita le comunità che hanno deciso di abitarla: una responsabilità che deve coinvolgere tutti, istituzioni nazionali e locali, forze economiche, corpi sociali intermedi” E quanto affermato dal nostro Presidente, il più alto difensore della Costituzione, non può avverarsi se poi si pensa di togliere, oltre a tutto il resto, anche il diritto fondamentale alla salute. Lo dico con parole chiare e semplici: l’ospedale di Agnone non può essere riconvertito. Perché in gioco c’è la vita delle persone che abitano questi territori. Questa sera indossiamo un simbolo: un fiocco bianco con un cerotto. È il segno di una ferita, sì, ma anche di una ferita che si vuole curare. È il simbolo di una comunità che soffre, ma che non si arrende, che non abbassa la testa e non accetta decisioni calate dall’alto. E, sì, qui ad Agnone abbiamo dato vita alle parole del Presidente Mattarella “… perché ogni azione sia efficace, è indispensabile il pieno coinvolgimento delle comunità locali… per concretizzare le misure di sostegno destinate ai servizi – sanitari, finanziari, di istruzione, di trasporto pubblico – che possano assicurare agli abitanti pienezza nei loro diritti di cittadinanza e, insieme, opportunità di crescita”. Cito ancora il Presidente. Noi siamo convinti che “la montagna italiana è speranza”. Siamo certi che “scongiurare la marginalità, rivitalizzare luoghi e territori, ricucire il Paese, significa non trascurare nessuna risorsa, mentre costituisce lungimirante azione di giustizia sociale” Condividiamo che la montagna “…è scelta coraggiosa di sviluppo sostenibile, di riequilibrio ambientale, di tutela delle risorse naturali, di valorizzazione della bellezza italiana. E’ prospettiva di futuro migliore. La più forte coesione del Paese. E’ vettore di questo futuro e di questa speranza”. Agnone è una fiamma costruita giorno dopo giorno, che non divampa all’improvviso, ma che dura. Una fiamma che non chiede clamore, chiede spazio per continuare a vivere. E fin quando qualcuno sarà disposta a custodirla, questa fiamma non si spegnerà. Perché una comunità che sa accendere il fuoco, sa anche difenderlo. E noi lo faremo. Viva Agnone e viva la ‘Ndocciata!”

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