SOLIDARIETA’ AI COLLEGHI DE I FATTI DI NUOVO MOLISE
Gentili colleghi,
ho avuto modo di ascoltare gran parte della redazione de I Fatti di Nuovo Molise, di leggere il fondo del direttore Cavuoti, lo sfogo del suo vice Bottone e non nascondo il dolore che sento perché una testata che chiude rappresenta una sconfitta per tutti. Vero è che un giornale rappresenta comunque un investimento economico ed un editore che non fa profitto, che non trae guadagni, prima o poi chiude i battenti. Atto che spesso si verifica nel Molise, dove non esistono, tranne rare eccezioni, editori puri e dove non esistono nemmeno terreni fertili per vendere pubblicità e copie. Un'editoria regionale che si scontra con i numeri (bassissimi) di lettori, con la pubblicità che cala e con imprenditori che si inventano a volte testate per altri interessi, per visibilità , a volte, aimè, anche come arma di ricatto. In mezzo a loro e strumento di questi squallidi personaggi, ruotano loro malgrado i giornalisti. Spesso spinti dalla buona volontà , dalla speranza, dalle contingenze, anche dalla disperazione, dalla possibilità di conseguire il biennio per il pubblicismo, danno tante volte l'anima, con magri introiti spesso violando norme anche deontologiche. Per questo motivo dispiace ancora una volta trovare colleghi che hanno lavorato tanto, sperato assai e raccolto ben poco. A tal riguardo ritengo che la sconfitta in senso stretto sia maggiormente quella aziendale, poi quella sociale, in quanto la chiusura di un giornale rappresenta un impoverimento culturale oltre che informativo. Come consigliere nazionale dell'Ordine credo che all'interno della propria coscienza, un giornalista sappia bene quanto venda il proprio giornale e quante possibilità di vita esso abbia. Certo è che se avessimo avuto una lungimiranza politica, molto probabilmente I Fatti avrebbe potuto se non altro, incamerare delle somme girate ad altri organi di informazione forse proprio l’anno prossimo. Denaro pubblico che, per una norma che non condivido, solo a pochi permette di respirare, in barba a leggi, contratti e norme previdenziali. Per questo e per tanti altri motivi continuo a pretendere almeno per l’azienda di Stato, un percorso preferenziale per i giornalisti disoccupati. Ecco quindi il mio rammarico sul perché noi dobbiamo ingrossare le fila dei disoccupati molisani e nel contempo vedere queste faccine smarrite che non sanno manco cosa sia il Molise, girare per la regione forti del contratto Rai. Anche per queste forti discriminazioni continuo a chiedere una legge regionale equa, una legge che dia fondi a chi assume giornalisti con contratto di categoria, o a chi sforma praticanti o modifica rapporti a tempo parziale in full time. Senza questo vincolo sono contrario ad una legge per l’editoria: questi spiccioli se li possono anche tenere. Così la finiremo una volta per tutte con queste forme democratiche di ricatto che tanto democratiche non paiono. Pertanto, nel salutare un giornale che ha reso nota con puntualità anche la mia attività di consigliere dell'Ordine, nel ringraziare un giornale che mi ha dato tanto, non posso fare a meno di rimproverare un editore che manda tutti a casa, che ne ha rispediti altrettanti a casa nei mesi precedenti. E sì perché è sacrosanto dire che l’editore ufficiale e il facente funzioni, avevano promesso regolarità , avevano giurato massimo impegno al sottoscritto nell’onorare contratti e disposizioni previdenziali. E così, nell’illusione e nella disperazione hanno nei fatti bistrattato decine di ragazzi, di colleghi quarantenni e persino padri di famiglia. Di conseguenza, mi perdonino lo sfogo, ma con il loro modo di fare, hanno distrutto sogni e professionalità . Tale magra figura sarà addebitabile alle loro coscienze. Con la speranza che sia solo una sospensione della pubblicazione, spero che la testata rientri presto nel mercato e con spalle più solide.
Campobasso, 30 settembre 2013 Vincenzo Cimino
Consigliere nazionale Odg
Vice presidente Commissione giuridica