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Giornalismo: il precariato e il capestro dell'iscrizione all'ordine

redazione
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PUBBLICHIAMO di seguito lo sfogo di una collega precaria alle prese con le obsolete regole che prevedono l'iscrizione all'ordine professionale dei giornalisti. 

Premessa importante: non scrivo qui perchè ho bisogno di soldi e per fare piagnistei. Non è questo, per niente, il problema. Ma non so uscire da una specie di vicolo cieco che vorrei sottoporvi. Non lavoro seriamente da almeno due anni. Il mio lavoro, come altre professioni, prevede l'iscrizione ad un ordine e questo ha costo annuale, notevole. Non lavoro, quindi non posso pagare neppure quel costo e non lo faccio. Domani chiederò la cancellazione ma dovrò, credo al momento, saldare il pregresso, altrimenti mi arriva anche la notifica di equitalia. Non lo sapevo, ma pare che ora fanno così. Non disdicevo l'iscrizione perchè non potevo saldare; se non disdico, il pregresso cresce con gli interessi. In ogni caso, per chiudere la faccenda ci vogliono alcune centinaia di euro. Alcuni anni fa pensando di voler fare un lavoro autonomo diverso e volendo essere in regola mi iscrissi alla camera di commercio, inps ecc. 460 auro solo di spese di iscrizione. Quando capii che le tasse erano inaffrontabili, mi sono cancellata da tutto e mi è costato un altro botto. Perchè in Italia essere in regola costa più che non esserlo? E perchè se non si lavora non si è? Se sono un medico, un avvocato, un giornalista, un commerciante, un artigiano ma non ho un lavoro devo pagare le stesse spese fisse di chi lavora. E vale per tutte le professioni autonome. La sola soluzione è quindi rinunciare ad 'essere'.

Catharina Sottile

 

 

 

Foto dal sito

http://freelancefvg.blogspot.it/2013/01/carta-di-firenze-esposto-sindacale.html

 

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