Partecipa a Alto Molise

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

Una notte in ospedale parlando con il Crocifisso

Dialogo immaginario, ma non troppo, tra un paziente e quell'uomo appeso sulla parete

Condividi su:

Quanto è lunga una notte in ospedale! A volte la passi tra veglia e sonno, conti le ore, senti le chiamate e l’accorrere del personale per alleviare la sofferenza di chi ha bisogno. È lunga e la pazienza viene in soccorso. Notte di domenica 24 novembre, stanza n. 2 del Reparto Chirurgia Multidisciplinare, diretto dal prof. Luigi Schips, dell’Ospedale Clinicizzato di Chieti. Dalle 2.00 alle 4.00 sono completamente sveglio. I due “compagni di viaggio”, due persone veramente squisite, dott. Ezio Colucci, ex direttore della BNL ad Avezzano e L’Aquila, e il dott. Giorgio Cortese, specialista di malattie polmonare presso la ASL di Pescara, riposano così beatamente che non sento nemmeno il respiro. Sono stati operati due giorni prima.

Fuori della finestra buio pesto. Silenzio di tomba per tutto il reparto. Nessun SOS. Nessun rumore di passi. Entra un po’ di luce dalla porta che illumina in modo tenue la stanza. Ho di fronte la parete giallina da cui pende il Crocifisso. Lo guardo a lungo:

«Vedi come sono ridotto? Tutto il mio dinamismo finito nel fondo di un letto d’ospedale!» «Ti lamenti tu?, guarda me».

«Hai ragione. Tu ti sei preso tutto il dolore del mondo. Nelle tue mani metto la mia sofferenza, il mio dolore, la mia speranza. Mi dai una mano? Mi aiuti? Certo non posso pretendere nulla perché ne ho commessi errori. Tanti errori che mi hai perdonato. Hai sciolto come ghiaccio tanti peccati. Rubo una frase di San’Agostino. Ti ho pensato tutti i giorni della mia vita e più di una volta al giorno e Ti ho sempre detto: se non mi tendi la tua mano forte, io da solo non ce la faccio».

«So bene la debolezza della natura umana, ne fai parte. Sapevi e sai quello che devi fare se vuoi seguirmi».

«In questi ultimi tempi sto riflettendo sull’uso del potere da parte di satana, che certamente non si manifesta con le corna e con la sua bruttezza, sennò sarebbe troppo facile riconoscerlo e scacciarlo. Ti fa credere giusto ciò che è sbagliato, benefico ciò che è dannoso. Non so se ci sono sempre riuscito, ma nella Scuola ho messo al primo posto l’alunno e in politica il cittadino, in primis chi aveva più bisogno. Il mio obiettivo era servire tenendo a mente Te. Non mi sono mai aspettato la gratitudine, ho messo in conto anche l’ingratitudine, che c’è stata».

«Non giudicare!»

«D’accordo, ma c’è chi ha collaborato una vita con me ricevendo onori e oggi sembra quasi che mi odia. Ignoranza o mala fede?»

«L’ignoranza va perdonata ed io l’ho perdonata in croce. Se è mala fede, cioè piena coscienza di far male, ti senti davvero in grado di giudicare?»

«Vanità e voglia di visibilità e di potere per se stesso mi spaventano».

«Sulla vanità ti ho sentito dare una spiegazione».

«Ah sì, sostenevo che se un sacerdote prepara una omelia fatta bene, che incanta e convince l’uditorio, e poi si vanta, pecca di vanità. Se invece annulla completamente se stesso ed ha agito solo per servire Te, è sulla via della santità. Cioè chi mette al primo posto: Te o la sua abilità? La sete di potere gioca scherzi peggiori».

«Non giudicare!»

«Ho capito, e per questo motivo Ti chiedo sempre di darmi una mano a farmi capire la strada e Ti chiedo sempre di illuminare la mia mente e riscaldare il mio cuore».

Non mi sono accorto del passaggio al sonno durato fino alle 6.30.

Mi sentivo sollevato e rilassato. Il Crocifisso è sempre lì che assiste tutti quelli che vi passano davanti.

 

Condividi su:

Seguici su Facebook