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Tagli scuola, l'accusa: "Nessuna volontà politica per salvare la dirigenza"

In una lettera congiunta le dirigenti Tommasetti e Camperchioli vuotano il sacco

redazione
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Una lettera dai toni pacati ma al contempo che punta il dito verso la classe politica locale rea di non aver mosso un dito per evitare la soppressione di una presidenza negli istituti scolastici agnonesi.  A scriverla le dirigenti, Tonina Campechioli (Isiss) e Maria Pia Tommasetti (D'Agnillo). Dalle righe si evince tutta l'amarezza e delusione nei confronti di chi dovrebbe tutelare il territorio. 

"Le linee guida della Regione Molise erano chiare – scrivono in una nota congiunta le dirigenti della D’Agnillo e dell’Isiss di Agnone, Maria Pia Tomassetti e Tonina Camperchioli - no agli omnicomprensivi, no ai vincoli numerici, si al vincolo delle dirigenze, per l’esattezza 14 nella provincia di Isernia. La sentenza della Corte Costituzionale n. 147/12 l’aveva d’altronde chiarito molto bene, dichiarando l’illegittimità costituzionale dell’art. 19, comma 4 del d.l. n. 98/11, convertito con modificazioni dalla L. 111/11. Tale decreto poneva infatti limiti numerici alla popolazione scolastica delle istituzioni autonome (600 alunni – 400 alunni per le zone montane) e sanciva l’obbligo di costituire istituti comprensivi (infanzia, primaria, secondaria di primo grado), abolendo di fatto le direzioni didattiche (infanzia, primaria). La Corte Costituzionale ha detto no – sottolineano le dirigenti scolastiche -. La competenza esclusiva dello Stato in materia di istruzione non può invadere l’ambito della competenza concorrente regionale finalizzata alla tutela delle specificità territoriali. E allora ecco l’unico vincolo dello Stato, per il contenimento della spesa pubblica, le 14 dirigenze della provincia di Isernia, da “spalmare” razionalmente sul territorio. Non a caso si parla di razionalizzazione della rete scolastica e purtroppo l’irrazionalità dell’esito di questo processo è sotto gli occhi di tutti. Senza alcuna motivazione o deroga particolare le linee guida regionali sono state letteralmente ignorate dai sindaci della provincia di Isernia, che hanno stravolto la rete scolastica a loro piacimento, scorporando e incorporando plessi, accorpando o restituendo dirigenze, senza alcun criterio territoriale condiviso, in nome di pseudo problematiche, che nulla hanno a che vedere con la scuola, con il benestare della Regione, che ha avallato il piano, incongruente con le sue stesse direttive. D’altronde i sindaci e i vicesindaci non possono sapere di scuola, né di complessità amministrativa di un istituto omnicomprensivo, ubicato in territorio montano ad alta complessità gestionale e logistica, ma forse dovrebbero saperne di più e perorare la causa della scuola, come quella dell’ospedale, come quella del polo scolastico e dei trasporti, perché lo sviluppo del territorio passa inevitabilmente attraverso ciascuna di queste componenti, strettamente interconnesse tra loro. L’Isiss di Agnone – continuano - poteva andare in deroga, vista la sentenza citata, con i suoi rispettabili 378 alunni; l’istituto poteva essere incrementato con l’attivazione di una sezione staccata dell’I.T “Leonida Marinelli”, invece che del “Mattei” Isernia, (come suggerito dalla stessa Regione nella delibera di Giunta n. 609 del 25 ottobre 2013), nell’indirizzo “Meccanica, meccatronica ed energia”, unico nella provincia e ben in armonia con  le esigenze formative del territorio. Oppure si poteva aggirare l’ostacolo aggregando istituti con numeri ben inferiori all’Istituto comprensivo D’Agnillo di Agnone, che vanta invece 568 iscritti, che è centro territoriale per l’inclusione e che è già stato smembrato e ricomposto 2 volte, rimediando, così, una dirigenza che veniva restituita ad Agnone. Invece no; cosa è mancato? Certamente la volontà politica, certamente la convinzione che le scelte decisionali a tutela della scuola siano meno importanti di altre. Invece sappiamo bene che i servizi pubblici essenziali sono tre: sanità, scuola, trasporto, tutti di pari dignità, tutti altrettanto indispensabili per la società civile, soprattutto quando la loro tutela non implica un aggravio della spesa pubblica, ma solo una razionalizzazione di essa. Le 14 dirigenze dovevano essere distribuite in modo equo e comunque escludendo una penalizzazione così rilevante proprio là dove il territorio ha più bisogno di tutela e deroghe perché geograficamente penalizzato. La Regione – concludono Tomassetti e Camperchioli - doveva assolutamente varare un piano, è vero, perché già in notevole ritardo, ma questo non giustifica affatto scelte irragionevoli e immotivate, che produrranno inevitabilmente i loro effetti negli anni a venire. Agnone merita di avere considerazione, Agnone merita di avere un polo, un campus, un college, con strutture adeguate e servizi eccellenti, per promuovere il ripopolamento del comune e qualificare l’offerta, sulla scia di una lunga e rispettabile tradizione, al di là dei numeri attuali, puntando sull’inversione di tendenza, innescata dalle azioni concrete. Il valore della cultura e della scuola, come risorsa del territorio, non va assolutamente sottovalutato. Naturalmente bisogna crederci!"

 

 

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