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Università del Riequilibrio di Agnone: 'no alla guerra in Siria e Iraq!'

Il conflitto bellico va contro l'art. 11

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Tutti i Governi e i Parlamenti italiani hanno violato l’articolo 11 della Costituzione permettendo interventi militari attivi di offesa nelle guerre degli ultimi decenni, pur camuffandoli con vari pretesti e salvandosi solo formalmente? E’ opinione assai diffusa, condivisa pure dall’Università del Riequilibrio di Agnone del Molise, la quale ritiene utile riproporre anche qui quanto afferma tale articolo 11: “L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.

Al di là  di ogni possibile interpretazione, tale articolo è assai chiaro e il verbo “ripudia” ne consacra assai fortemente, decisamente ed inequivocabilmente nel modo più assoluto la contrarietà agli interventi militari attivi, poiché il nostro è un esercito soltanto difensivo, pur appartenendo ad alleanze le quali, in teoria, sono pure esse stesse difensive. E’ opportuno perciò ribadire la contrarietà a tutte le guerre attive e, quindi, anche alla paventata partecipazione dell’Italia alla guerra in atto in Iraq e in Siria. E’ altresì doveroso ribadire che le tristi conseguenze di un qualsiasi conflitto d’area prossima all’Italia (come il Medio Oriente) si riversano principalmente sul nostro Paese, ragion per cui Governo e Parlamento dovrebbero impegnarsi (proprio come dice l’art. 11) a promuovere e favorire maggiormente le organizzazioni internazionali rivolte allo scopo di ricercare “pace e giustizia” e la soluzione pacifica delle controversie internazionali.

L’Università del Riequilibrio ha realizzato in Agnone del Molise, proprio nell’ottobre 1990, una riuscitissima fiaccolata contro quell’intervento militare italiano in Iraq. Ed, oggi, pur non essendo in grado di mobilitare, come allora, la Chiesa Cattolica locale, le varie organizzazioni umanistiche e culturali, e numerose persone, ribadisce il proprio sconcerto e il preciso “no!” per le determinazioni belliche che si stanno prendendo a livello governativo e parlamentare. E’ risaputo, ormai pure scientificamente, che sarebbe meglio spendere il medesimo denaro e le stesse risorse umane per azioni di pace piuttosto che in azioni di guerra attiva. Quindi, un deciso “no!” alla partecipazione dell’Italia alla guerra in Iraq e in Siria. “No!” a tutte le guerre!

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