Dal “bastone della vecchiaia” ai professionisti patentati specialmente per i non-autosufficienti
AGNONE - L’Università delle Generazioni di Agnone sollecita la partecipazione di quante più persone possibile per lunedì 30 marzo 2015 ore 15,30 nella "Sala Gialla" del Palazzo della Provincia di Isernia in Via Berta all'interessante incontro-dibattito su “L’impegno dei caregiver nella cura dei malati” un tema che suscita già adesso tanto interesse ma che è destinato ad avere ancora più importanza strategica in futuro nella vita delle famiglie e, di conseguenza, della società nel suo insieme. La conferenza è organizzata dal Coordinamento Donne del Sindacato Pensionati Italiani della CGIL Molise. Le relazioni saranno tenute da Loredana Albertario (segretaria regionale Coordinamento Donne Molise), da tre figure professionali dell'Ospedale Veneziale di Isernia: Egle Paolucci (neurologa), Annamaria Mastronardi (psicologa), Rita Viscovo (responsabile URP e coordinatrice AVO) e da Giovanni Variano (segretario generale SPI-CGIL Molise).
Sarà sicuramente un momento, questo di Isernia, assai prezioso nel lungo e tormentato cammino che ha la figura del "caregiver" nel necessario riconoscimento sociale ed anche giuridico non soltanto in Italia ma anche in altri Paesi, specialmente in quelli più industrializzati dove le famiglie sono sempre più indifese e disarticolate, prese come sono da impegni e da un'organizzazione sociale piuttosto precaria pure sotto la pressione della sopravvivenza economica e culturale. Infatti, il "caregiver" (dall'inglese "care" cura e "giver" donatore, cioè colui che dona, che presta cura a chi è malato o non autosufficiente) è l'evoluzione attuale del più antico e tradizionale "bastone della vecchiaia" che solitamente nelle nostre famiglie garantiva (e in molti casi ancora garantisce) una dignitosa e affettuosa qualità della vita ai propri genitori gravati dall'età avanzata che spesso porta con sé malattie variamente invalidanti. In cambio dell'assistenza genitoriale (ma anche fraterna o amicale dove necessario) il "caregiver familiare" nostrano aveva (e continua avere) in cambio un lascito più o meno consistente in denaro e/o in immobili.
Poi da una ventina di anni a questa parte è subentrata nelle nostre famiglie la figura della "badante" (a volte anche al maschile), stipendiata o (anche perché non professionale e senza esperienza specifica) sottopagata (specialmente se proveniente dall'estero, spesso senza contributi previdenziali e con turni che a volte prevedono persino le 24 ore di assistenza, con conseguente stress), ma con vitto e alloggio garantito (più qualche regalino se c'è un minimo di sintonia con la famiglia ospitante). Inoltre, con la crescita esponenziale della popolazione anziana, stanno proliferando le R.S.A. (residenze sanitarie per anziani) o le cosiddette "Case di riposo" (generalmente costose o a volte fatiscenti come dimostra la cronaca anche giudiziaria). Gli "ospizi" (di precedente o più antica concezione come "parcheggio" delle persone anziane con figli emigrati o troppo indaffarati) non hanno mai goduto di buona fama, tanto è che continua a sembrare quasi un disonore portare un genitore all'ospizio, dove paradossalmente ci andavano a finire (e purtroppo ancora ci vanno a finire) persino madri e padri di numerosa prole. Ed anche in tali strutture c'è bisogno di una maggiore attenzione per i "caregiver" collettivi.
Questa è la situazione presente, ma quale sarà quella che si evolverà in futuro? Sicuramente non può reggere l'attuale stato delle cose. Infatti, il fenomeno non soltanto va regolamentato adeguatamente e più dignitosamente sia per i malati che per coloro che si prendono cura di loro, ma anche per formare e garantire meglio i "caregiver" individuali e collettivi dal momento che le malattie degli anziani (che però possono attaccare anche persone giovani) stanno aumentando come categoria e con caratteristiche tali da avere bisogno di figure sempre più specializzate o comunque meglio attrezzate anche culturalmente e maggiormente regolamentate.
Dunque siamo soltanto all'inizio di un dibattito più vero e più responsabile, pure a livelli sindacali ed istituzionali, ma anche di ospitalità e di opportunità organizzativa e logistica (specie se si pensa che le badanti estere non beneficiano di alcun servizio sociale di supporto e integrazione né di un luogo di aggregazione dove incontrarsi nel loro giorno o pomeriggio libero e vagano smarrite per le strade dei nostri paesi, spesso anche con il maltempo). Insomma, c'è proprio da pensare molto sul servizio del "caregiver" non soltanto nel Molise e nel resto d'Italia (anche se come spesso accade alcune regioni sono più avanzate di altre) e nel resto del mondo. E forse è il caso che ci sia un'Autorità istituzionale di garanzia non soltanto per i lavoratori "caregiver" ma anche per le stesse famiglie che hanno necessità della più alta qualità nel servizio assistenziale? Quello del "caregiver" è senza dubbio un discorso da seguire molto attentamente così come quello del sempre più frequente “amministratore di sostegno” per persone che soffrono di impedimenti gravi e invalidanti.