La domus publica del santuario di Pietrabbondante, rinvenuta nel 2002 e scavata negli anni successivi sarà predisposta per essere inserita nel percorso di visita aperto al pubblico già nel prossimo mese di ottobre. Le strutture ritrovate sono state consolidate, ma la ricomposizione degli elementi lapidei smembrati giacenti al suolo dovrà continuare nei prossimi anni. È stato intanto completato il restauro del Portico delle offerte votive con la ricomposizione della duplice fila di colonne, per la parte conservata.
Molti rocchi di colonna furono trovati, durante lo scavo, ancora in posizione di caduta. Altri sette, asportati in passato e riutilizzati nell’abitato di Pietrabbondante, sono stati recuperati con la collaborazione del Comune e della Parrocchia e rimessi in opera nella loro posizione originaria. Altri due rocchi di colonna, che si trovano nella tenuta demaniale di Collemeluccio, sono in corso di recupero con la collaborazione del Corpo Forestale dello Stato e verranno ricollocati anch’essi al loro posto nel portico.
I lavori sono stati finanziati dalla Regione Molise (€ 427.000) con fondi dell’Unione Europea, tramite il Comune di Pietrabbondante, e impiegati nel corso di due annualità (2014-2015) con il progetto e la conduzione scientifica dell’Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte, e con l’approvazione della Soprintendenza ai Beni Archeologici del Molise.
I lavori di restauro sono stati affidati in appalto dal Comune all’Impresa Favellato di Fornelli (IS). Alle ricerche, eseguite in concessione ministeriale all’Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte, hanno partecipato 67 archeologi, restauratori e studenti nel 2014, e 66 nel 2015, per due mesi in ciascuna annualità . I partecipanti appartengono a università e istituti di ricerca italiani, tedeschi, spagnoli, slovacchi e statunitensi.
I lavori, in parte tuttora in corso, riguardano:
- il restauro dell’area delle Tabernae (completato), tra il Teatro e il Tempio minore (Tempio A);
- il restauro del Portico della domus publica (in corso di completamento);
- il restauro dei sedili in pietra del Teatro (in corso di completamento);
- il restauro della parete della cella del Tempio B (da eseguire);
- lo scavo di un nuovo tempio (in corso) in cui è stato riconosciuto l’Aerarium del santuario.
La domus publica era a Roma la residenza ufficiale del pontefice massimo annessa al santuario di Vesta nell’area del Foro romano; ne sono stati trovati solo alcuni muri mal conservati e se ne ignora la planimetria. Pietrabbondante ci offre il primo esempio di domus publica ben riconoscibile per il carattere sacrale dell’edificio. Esso era direttamente comunicante con l’area di culto del Tempio B e del Teatro tramite un grande varco. A seguito di questo ritrovamento edifici collegati a santuari antichi esistenti altrove sono stati interpretati come domus publicae, ma nessuno di essi lo è per certo, giacché una domus publica presuppone l’esercizio di un culto pubblico, ossia un culto di stato; altrimenti si tratta solo di edifici pertinenti a santuari.
La domus di Pietrabbondante afferisce alla tipologia architettonica della casa ad atrio con impluvio,
caratteristica delle domus aristocratiche italico-romane di III-I secolo a.C., con la particolarità del tutto originale del portico rettilineo a due navate in luogo del peristilio quadrangolare che nelle abitazioni private racchiudeva il giardino. La prima fase dell’edificio di Pietrabbondante si data alla fine del II secolo a.C, o agli inizi del I, come il grande tempio retrostante il teatro. Nel portico è stata trovata una dedica in lingua osca a Ops Consiva, la dea dell’opulenza, alla quale si può quindi attribuire il sacrarium, un piccolo ambiente di culto ubicato all’estremità del portico, con un altare posto all’interno dinanzi a una statua di culto. Sappiamo che al sacrarium di Ops Consiva nella (domus) regia di Roma, l’edificio che precedette la domus publica di età repubblicana, potevano accedere per esigenze rituali solo il pontefice massimo e le vergini vestali.
Il sacrarium che si trova nel portico di Pietrabbondante, chiuso e isolato dalla restante area del portico, è coerente con gli aspetti cultuali di questa divinità a Roma, anche se ciò non implica una derivazione romana per il culto di Ops presso i Sanniti. Anzi, la tradizione antica riconosceva l’origine sabina, quindi italica, di Ops che sarebbe stata introdotta a Roma da Tito Tazio, il re sabino che regnò con Romolo sulla città abitata fin dalle origini da genti latine e sabine. Le ricerche che si svolgono da molti anni nel santuario di Pietrabbondante hanno dato corpo e carattere alle conoscenze del mondo sannitico nei suoi aspetti culturali, religiosi, istituzionali e linguistici. I restauri stanno dotando il Molise di un comprensorio archeologico senza pari per le raffinate e imponenti architetture dell’ellenismo italico. Per il prossimo anno è previsto e progettato, ma non finanziato, il restauro dell’atrio della domus publica, dov’è possibile ricomporre l’impluvio e rialzare otto colonne interamente conservate con i relativi capitelli. Al momento attuale non vi è quindi alcuna certezza di poter proseguire in questa attività di restauro.