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Un Sanremo da Pecora, Toma duetta con Gasparri

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Un Sanremo da Pecora 2023, quarto festival dei politici cantanti, spin-off della trasmissione cult Un giorno da Pecora (la gara va in onda venerdì 10 febbraio su Rai Radio1 e in streaming su Raiplay), agguerrita competizione canora trasversale per le migliori ugole (o le più sprezzanti del pericolo) del nostro Parlamento, che si sfidano, per una volta, non all’ultimo emendamento ma all’ultima nota. 
Un Sanremo da Pecora, Lucio Malan vince il Festival dei politici cantanti

 

Le migliori ugole del Parlamento hanno partecipato allo show condotto da Geppi Cucciari e Giorgio Laurozione canora trasversale per le migliori ugole (o le più sprezzanti del pericolo) del nostro Parlamento, che si sfidano, per una volta, non all’ultimo emendamento ma all’ultima nota. 

Primo a salire sul palco, il veterano Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato, in duo con il governatore del Molise Donato Toma, che poi accompagna alla chitarra tutti gli altri sette concorrenti: «Sono qui per dimostrare che il Molise c’è, esiste» (mentre alle tastiere si siede il viceministro alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto (FI): «Se so strimpellare io? Lei mi offende»). I due, ribattezzati “gli Wham di Forza Italia” portano un superclassico: Azzurro di Paolo Conte (o di Celentano, a scelta). La giuria di qualità – Simona Ventura, presidente (che sorridendo “perdona” Gasparri con cui litigò in diretta a Quelli che il calcio: «Dopo 22 anni non porto rancore»), Pupi Avati e Ivan Zazzaroni – li premia con un tondo 20 (nell’ordine 7 più 7 più 6), validato dal super-notaio ovvero Lamberto Dini, ex premier ed ex direttore generale della Banca d’Italia «Ha fatto quadrare i conti dello Stato, saprà far quadrare i punteggi dei giurati»). Gasparri prova a corromperlo: «Lamberto, ricordati che ero il tuo capogruppo».

Non ci sono le palette ma, direttamente da Ballando con le Stelle c’è l’inconfondibile voce di Foxy John che legge il totale. In platea, nella sala A di via Asiago, applaudono l’ad Carlo Fuortes e il direttore di Rai Radio1 Andrea Vianello. Sul palco sale poi Patty (Pasqua) L’Abbate, deputata M5S («Sì, ho chiesto il permesso a Conte», celia) con The girl from Ipanema, acclamata per l’intonazione e l’impeccabile pronuncia brasiliana che le vale il 10 di Zazzaroni. Quindi, in ordine di uscita, Lucio Malan con Pugni chiusi («Non pugno chiuso, eh»), interpretazione accorata e “intensa” (con «stecchina finale», chiosa la presidente Ventura); Vittoria Baldino, onorevole M5S con la cover di Ma che freddo fa («Non canti più», la invita Pupi Avati); Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera (FI) con Quando quando quando («Sembra un karaoke da osteria», lo stronca Zazzaroni); il governatore della Toscana Eugenio Giani (Pd) che ha scelto Il ragazzo della via Gluck e canta troppo veloce, seminando per strada gli orchestrali (che ridono) e scambiando strofa con ritornello (arriverà acclamatissimo ultimo, premiato con splendente mini-coppetta). Infine Matilde Siracusano, sottosegretaria ai rapporti col Parlamento, FI, si cimenta coraggiosamente con Lady Gaga e Always remember us this way; e «l’Albano dei sindaci» Antonio Decaro, primo cittadino di Bari e presidente Anci («Avrei la faringite ma ci sono») intona un apprezzato Io Vagabondo dei Nomadi

In finale restano in tre, per una seconda esibizione: L’Abbate con E se domani di Mina, Siracusano con Shallow, sempre Lady Gaga («Siete contenti che questo strazio sia finito?» chiede al termine e subito Lauro ribatte feroce: «Parlava mica del governo?») e Malan con Meraviglioso di Modugno («Lo dedicherei alla premier Giorgia Meloni, ma forse sarebbe meglio Vita spericolata di Vasco Rossi perché per governare l'Italia in un momento così delicato e difficile, ci vuole coraggio») che sbaraglia la concorrenza e si porta a casa il trofeo. E confida: «Se mi aspettavo di vincere? Ci speravo, ma non ero sicuro. Paura di arrivare ultimo? Beh, no, avevo sentito le prove degli altri. Con chi mi piacerebbe duettare al vero Sanremo? Con Anna Oxa, la mia preferita». E come nella gara ufficiale, fiori per tutti. «Ma è sempre lo stesso mazzo riciclato», spiega Giorgio Lauro. «Dobbiamo tagliare i costi».

 
 

 

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