RIETI – “Ci sono giorni che restano scritti nell’anima, non nel tempo. Sono quelli in cui la luce è più forte del cielo.” Con queste parole piene di poesia e dolore, Nicoletta, madre di Mario Scampamorte, ricorda il giorno più luminoso della vita di suo figlio: la sua laurea in Scienze Infermieristiche, avvenuta il 10 aprile 2017 a Rieti.
Mario non c’è più. La sua giovane vita è stata spezzata da un tragico incidente, lasciando un vuoto incolmabile in chi lo ha amato. Ma per Nicoletta, quel giorno di aprile rimane inciso nella memoria come un istante eterno, in cui il figlio realizzava il sogno più grande: curare, aiutare, servire la vita.
“A Rieti, quel giorno, il cielo era di un azzurro che sembrava infinito. Il sole scaldava i sogni e l’aria del mattino portava con sé il profumo pungente della vita. In quella valle abbracciata dalle montagne, Mario coronava il suo: diventava infermiere. Era felice. E io, oggi, lo sento ancora.”
Nicoletta ripercorre quella giornata con una lucidità struggente. Ricorda lo sguardo emozionato di Mario, il suo sorriso timido, l’orgoglio di indossare per la prima volta il camice bianco. Non era solo una tappa accademica, ma l’inizio di un cammino scelto con il cuore: dedicare la sua vita agli altri, con la delicatezza e la discrezione che lo avevano sempre contraddistinto.
“Con la sua dolcezza discreta, il suo coraggio silenzioso, la sua luce negli occhi… Mario era nato per quel mestiere. Non aveva bisogno di alzare la voce per farsi ascoltare, bastava guardarlo per capire quanto amore portasse dentro.”
La città di Rieti, dove Mario ha studiato e vissuto, oggi è anche il luogo del ricordo. Nicoletta vi torna con la mente e con l’anima, portando con sé ogni frammento di quella giornata indimenticabile.
“Rieti lo ha accolto, lo ha visto crescere e splendere. E io oggi, nel suo nome, torno lì col pensiero. Perché Mario non è andato via davvero. È nelle mani che curano, in ogni cuore che ama.”
Il dolore di una madre che perde un figlio è impossibile da descrivere. Ma Nicoletta ha scelto di trasformare quel dolore in memoria viva, in testimonianza, in amore che resiste al tempo.
“10 aprile. Per te, Mario. Nel giorno della tua laurea, che resta inciso nella luce. Con un amore che nulla spegne, con un amore che sempre rimane.”
Nel ricordo di Mario, oggi non ci sono solo lacrime. C’è anche orgoglio, gratitudine, e la certezza che chi ha amato profondamente non muore mai davvero. Vive in ciò che ha costruito, nel bene che ha lasciato, nelle persone che ha toccato con la sua gentilezza.
E nel cuore di una madre, che ogni 10 aprile, rivede suo figlio come allora: sorridente, emozionato, in camice bianco sotto un cielo che sembrava infinito.