Si tenuta ieri pomeriggio a Carovilli, presso la sede della società operaia, la lettura di brani scelti dal poema quattrocentesco "Giardeno" di Marino Jonata, agnonese, organizzata dal Cestro Studi Alto Molise che fa seguito all'importante Convegno tenutosi il 25 Maggio 2013
Giardeno (questo è il titolo che si legge nel manoscritto),è un poema di imitazione dantesca scritto dal notaio Agnonese Marino Jonata intorno all’ età del 1400 ed è ultimato nel luglio del 1465, come si legge nell’ explicit del manoscritto.
Dell’ opera esistono tre copie a stampa, pubblicate da Cristiano Preller nel 1490, a cui va ad aggiungersi l’ esemplare manoscritto di Napoli, probabilmente autografo, che riporta in margine una fitta serie di glosse, in latino non sempre corretto e ricco di abbreviazioni , dalle quali si desumono le notizie più importanti sulla vita del notaio Marino Jonata, ampi quadri storici e interessanti chiarificazioni sulle immagini allegoriche racchiuse nel poema.
Nonostante le innumerevoli voci che dagli anni ottanta dell’Ottocento ad oggi si sono alzate intorno alle “ispide terzine” (così le liquido Croce, aggiungendovi vuote), il poema continua ad essere avvilito da una cattiva stella tenacissima, che ne ha fatto un’opera analizzata in modo frammentario e parziale, tanto che, ad oggi, gran parte dei suoi messaggi, dati ai “devoti Cristiani de fugire l’eterna morte” (p.I, c.I, incipit), sono ancora nascosti nelle fitte glosse che accompagnano l’affascinante manoscritto, oggi finalmente portate alla luce dalla dottoressa Mara Rosaria Cervellone.
Colpa della mancata ristampa, o forse, impresa ardua ma non impossibile, di una mai approntata edizione critica che restituisse alla lettura l’opera integra.
Ascenzo Marinelli affermava che nonostante il nuovo interesse sorto intorno all’opera del compaesano Jonata “ nessuno di noi ha letto l’intero poema”.
Incamminarsi nei meandri dell’opera non è cosa né sempre piacevole né facile, ma il percorso si rivela affascinante per il numero di notizie storiche che, tra le righe, l’autore fornisce del suo tempo e della sua città.
Ben centosei canti (ventotto nella prima parte, trentuno nella seconda e quarantasette nella terza) che Jonata dedica alla dannazione e all’inferno, alla beatificazione delle anime e alla descrizione delle gerarchie celesti.
Il convegno“Il Giardeno di Marino Jonata: dall’oblio alla luce”, patrocinato dall’Università degli Studi del Molise e dalla Città di Agnone, fortemente voluto dal Centro Studi Alto Molise “Luigi Gamberale” tenutosi il 25 maggio io 2013 con la partecipazione dei professori Corrado Calenda della Federico II di Napoli e Giorgio Patrizi e Giulio de Jorio Frisari della Università del Molise, e degli studiosi che si sono occupati dell’opera negli ultimi vent’anni., Ida Cimmino, Adelmo Macchioni, e più di recente Federica Fazio e la ricercatrice napoletana Maria Rosaria Cervellone che finalmente ha operato la trascrizione delle glosse, ha dato un quadro dello stato dell’arte degli studi e delle prospettive future. La riapertura degli studi potrebbe rappresentare un primo passo verso la pubblicazione dell’opera in modo da restituire il testo originale del manoscritto, trascritto per la prima volta per intero da Ida Cimmino nella tesi di laurea del 1995 ed oggi corredato dalla Cervellone della trascrizione paleografica delle glosse, allo studio globale dell’opera stessa. Accostarsi all’opera significa immergersi nell’oltretomba mediavela del notaio Marino, fino a scoprire gli Inferi…
El giardeno, poema in terza rima, si rifà, per contenuto e forma, alla Commedia di Dante. L'opera è divisa in tre parti: nella prima parte lo J. ragiona sulla morte, i demoni, gli angeli, il giudizio universale, l'inferno; nella seconda parte egli tratta delle punizioni e penitenze dei dannati; nella terza, infine, descrive la felice condizione delle anime beate e le gerarchie celesti....Lo J. scrive in un volgare meridionale, rara testimonianza del dialetto molisano del XV secolo. Egli inserisce nel testo diversi latinismi e compone i commentari al testo presenti nell'autografo in un latino d'uso italianizzato.......Nella prima parte del Giardeno è enunciata una originale concezione della morte che consiste nell'incontro dell'autore con la sua personificazione. La problematizzazione della paura della morte e del suo superamento nell'ambito della prassi di vita cristiana può essere messo in relazione con la Confraternita dei morti, fondata ad Agnone nel 1438 con l'assistenza di Giovanni da Capestrano. La confraternita, laicale, aveva competenza sulle sepolture e sulle messe funebri, e a essa lo J., presumibilmente, come tutti i cittadini ragguardevoli, apparteneva. (diz Treccani)
Di te intendo, o cità , narrare
Campasti alora di quela gran trabalgia
che un sol dampno te non fe’ portare .
(…)
Però che’l toe persone son carcate
di rubarie et peccati assay
invidia gabamenti et vantate”
(Giardeno, p. I, c. XV , vv. 97-9; 103-105)
“ Patiensa prindi, fa to anima bona,
non curar troppo de soffiar de venti
né qual sia stato che trombecta sona”
(Giardeno, p. I, c. ultimo, vv. 154-156)
“Stulto quillui che vede periclitare
Un trabe in casa et non li dà aiuto
Prima che al tucto la lasse ruinare”
(Giardeno, p. II, c. VI, vv. 1-3)
“Se nel fiore dela toa joventute
lo seme in terra non hay progecto,
fructo non sperar in toa senectute”
(Giardeno, p. II, c. X, vv. 1-3)
“Giocunda torne la terra già fundata
dove Verrin nasce prima che vada’n Trigno
dhe tucta de timore era circondata “
(Giardeno, p. II, c. XXIV, vv. 52-55)
“ Et te,lector, ora ti prega, quando
in questa Giardeno prenderai pacere,
non te sia peso venirlo coltivando.
Se poma ce sonno, per voler godere,
de loro prindi et a Dio porgi lode
dal cui procede ogne ben sapere.
Le spine che troveray rt poma di fronde,
el non ben decto, manda’l tucto via,
colpa sia mia el dampno senza prode.
De Dio la voluntà facto sempre sia,
prendete, o cristiani, tal librecto,
l’eterna morte da voy tolta sia.”
(Giardeno, p. III, c. ultimo, vv. 142-153)
MARINO JONATA, Giardeno