L’indomani dell’ennesimo tentativo fallito di far emergere la verità , noi molisani dobbiamo subire ancora un affronto, quello di chi è alla guida della nostra regione e continua a nascondersi dietro un misero teatrino di scaricabarile.
La trasmissione 'Carta Bianca' ieri sera su Rai Tre nonostante abbia portato alla luce il disastro dell’ospedale Cardarelli dove è emerso un altamente probabile cattivo funzionamento del sistema di erogazione dell'ossigeno, ha però dato voce ancora una volta agli attori di questa comparsa: da un lato il commissario Giustini che mente dicendo che i posti in terapia intensiva ci sono, e dall’altro il ministero della salute, questa volta attraverso il sottosegretario Sileri, che continua a credere alla bugia dei 39 posti in Rianimazione.
E stamattina il post del presidente Toma che sottolinea il suo ruolo di vittima mediatica e dell’odio fingendo di non sapere che i molisani si aspettavano da lui interventi e soluzioni, così come hanno fatto i presidenti di tutte le altre regioni italiane, con la Sanità commissariata o non.
Può un presidente continuare a dire che non è sua responsabilità il disastro in cui versa la nostra regione?
Crede davvero che non sia responsabilità sua la guerra che ha fatto contro Giustini e che non ha portato a nessun risultato concreto?
Può continuare ad affermare che non ha nessuna responsabilità dato che ha nominato, ed ogni giorno continuato a tenere, Florenzano a capo della Asrem nonostante una palese inadeguatezza a ricoprire quel ruolo?
Può far credere di essere senza responsabilità uno che pur essendo a capo della Protezione Civile non ha speso un euro dei tanti messi a disposizione dallo Stato per intervenire in Molise (questo è l’ennesima conferma della paura di assumersi responsabilità ).
Caro Toma, potrai costruire intorno a te infiniti castelli di carta e di bugie ma, ricorda che i molisani non dimenticheranno che i lutti che hanno subito, forse avrebbero potuto essere evitati, se tu avessi evitato di fare da un anno a questa parte il Donato Pilato.
Vittorino Facciolla