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Fino alle Stelle: Un viaggio emozionante attraverso l'Italia di ieri e di oggi: tra stereotipi e verità

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L'altra sera, il Teatro Italo Argentino di Agnone ha ospitato lo spettacolo "Fino alle Stelle: scalata musicale lungo lo Stivale", un'opera che, ambientata nell'Italia degli anni '50, ha visto in scena i giovani e talentuosi attori Agnese Fallongo e Tiziano Caputo,due artisti completi, in grado di tenere un ritmo a dir poco unico. Un duo che ha dato vita a una performance arricchita da musica, danza e recitazione, raccontando la storia di due aspiranti artisti siciliani alla ricerca del successo. Nonostante il carisma dei protagonisti e le indiscutibili doti artistiche, lo spettacolo ha suscitato più di qualche riflessione sul modo in cui è stata rappresentata l'Italia.

Il viaggio dei due giovani comincia dalla Sicilia, dove la protagonista femminile, Maria, tenta di sfuggire alla mentalità chiusa dell luogo e dei suoi genitori. Questo spunto porta a riflettere sulle difficoltà di chi sogna di emergere in una terra che, secondo lo spettacolo, soffoca le aspirazioni con il peso di tradizioni anacronistiche. La storia si fa subito carica di tensione, presentando un'Italia che sembra imprigionare i sogni dei giovani in schemi sociali rigidi. Il racconto prosegue poi in Calabria, Puglia,  Campania, dove la regione viene dipinta come terra di camorristi. Qui, persino le feste di matrimonio sono permeate dalla criminalità, con pistole ben evidenti sul tavolo nuziale. Una critica forte, ma che potrebbe sembrare, agli occhi di alcuni spettatori, un po’ troppo stereotipata e riduttiva.

A Roma, la città delle mille opportunità, gli artisti si trovano presto a confrontarsi con una realtà meno scintillante di quanto apparisse inizialmente. Il contrasto tra l’apparenza della capitale e la delusione che essa riserva viene reso in modo efficace, ma forse in modo un po' esagerato, dando vita a una visione della città che appare quasi unilaterale e ingannevole. La troupe prosegue il suo viaggio verso la Toscana, l'Emilia, il Trentino e il Piemonte, per poi arrivare al Molise, dove la rappresentazione assume toni decisamente più controversi. Qui, gli attori si scontrano con battute omofobe e sessiste rivolte loro da un pubblico immaginario, evidenziando una mentalità arretrata e chiusa. Battute alla donna, come “esci la femmina” "facc vede l coss!" o strillando all'attore “Ricchione” colpiscono per l’accentuata rappresentazione del Molise come una regione intrisa di pregiudizi.

 La storia continua e poiché il percorso dei due aspiranti artisti in Italia non ha portato alcun esito positivo, la trama culmina in America, dove si aprono  possibilità di carriera artistica solo  per la protagonista ma che per amore per Tonino suo partner artistico, decide di rinunciare e convolare a nozze con lui.  La conclusione, purtroppo, non lascia spazio alla speranza, suggerendo che, per trovare il successo e l'emancipazione, e non per tutti, l'unica via percorribile sia l'espatrio. Ma in questo caso vince l'amore.

Nonostante la forza interpretativa dei protagonisti, la pièce solleva alcune perplessità. Il ritratto che emerge dell'Italia è quello di un paese arretrato, ancora segnato dalle cicatrici della guerra, dove i giovani sono costretti a lottare duramente per ogni piccolo traguardo, intrappolati in retaggi culturali di un'epoca passata. Certamente, un'Italia che ancora esiste, ma forse non con la severità e la visione così marcata come suggerito dallo spettacolo. La rappresentazione risulta a tratti troppo caricata e riduttiva, limitandosi a dipingere un quadro di un paese statico e incapace di evolversi.

Tuttavia, l’arte ha il potere di far riflettere, anche calcando la mano su rappresentazioni che non sempre suscitano consensi unanimi.

 Un altro aspetto che ha lasciato parte del pubblico perplesso è stato l'organizzazione del teatro. 

Nonostante la platea sold out, la gestione dell'evento ha mostrato qualche difficoltà, con una macchina organizzativa che, pur sotto la guida del nuovo direttivo e del presidente Carmine Carosella, appare ancora in fase di assestamento. "Imprenditori e organizzatori dello spettacolo non si nasce, ma si diventa", e questo, evidentemente, è un campo in cui il teatro di Agnone potrebbe continuare a migliorare, affinando la propria capacità gestionale.

In conclusione, "Fino alle Stelle" è uno spettacolo che, pur arricchito dalle qualità artistiche dei protagonisti, solleva interrogativi sulla rappresentazione di un'Italia che appare troppo stereotipata e riduttiva, specialmente nei confronti delle regioni meridionali. La trama, seppur carica di emozioni e divertimento, rischia di scivolare in una visione un po' troppo negativa e unilaterale della realtà italiana.

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