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Sammartino a Saia: Il vero coraggio non è il digiuno, ma il referendum per passare all’Abruzzo

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La protesta annunciata dal sindaco di Agnone, Daniele Saia, contro la chiusura dell’ospedale cittadino ha riacceso il dibattito sul destino del Molise. Tra chi osserva con simpatia la sua scelta estrema – lo sciopero della fame – c’è anche il professor Sergio Sammartino, che però invita a una riflessione più ampia. In un intervento scritto con tono diretto, Sammartino sposta l’attenzione dal gesto simbolico al nodo politico: il referendum per l’aggregazione della Provincia di Isernia all’Abruzzo, bloccato da oltre un anno nonostante le firme già raccolte.
Di seguito pubblichiamo integralmente il suo contributo.

"Abbiamo costatato – con reale ammirazione – lo scatto di “patriottismo” del Sindaco di Agnone, Daniele Saia, davanti all’ennesima sentenza di morte emessa dalla Regione contro l’Ospedale di Agnone. Il Sindaco, addirittura, minaccia uno sciopero della fame nello stile di Marco Pannella o – per cercare antecedenti più puri – del Mahatma Ghandi. Con sincera simpatia, però, avremmo altro da suggerirgli. Per come conosciamo il cinismo di certi politicanti, possiamo dubitare che questa sua pur nobile iniziativa potrà al massimo dar luogo a qualche battuta irriverente, tipo “gli farà bene alla linea”. Ci sarebbe invece ben altro da poter fare: il Sindaco di Agnone è anche Presidente della Provincia di Isernia. 

E da più di un anno nella sua giurisdizione è sorto un Comitato per l’Aggregazione della Provincia di Isernia all’Abruzzo. Sono state raccolte più delle 5.000 firme necessarie ad ottenere lo svolgimento del referendum. E tutto ci fa credere che questo abbia stupito e scosso i “Signori di Campobasso”. Già perché è evidente che se mezzo Molise vota per il ritorno alla Casa Madre, difficilmente il solo moncone rimanente potrà continuare a pretendere di mantenere un Consiglio Regionale, pagato quanto quello della Lombardia da meno di 300.000 poveri cristi che sono i Molisani. Il referendum è stato bloccato dai dirigenti provinciali con delle scuse burocratiche incomprensibili. 

Vorremmo aver torto, ma è legittimo e forte il sospetto che anche il Saia obbedisca ai “mandanti” di Campobasso, i quali sperano di spingere gli abruzzisti a desistere. Lo sblocchi, Signor Sindaco, quel referendum! Questo sì che procurerà a lor signori una coerente scarica di diarrea! Altro che scioperi della fame, suscettibili di qualche battuta di Peppone nel famoso film con Don Camillo! Minacci di mettersi alla testa del movimento abruzzista. Anche perché tra l’esser presidenti di una provincia del Molise – ignoto e negletto - e l’esser presidenti di un’ulteriore provincia di una regione ben più grande e dinamica come gli Abruzzi, sarebbe un bel salto di qualità! E prima che il solito fessacchiotto ci venga a dire “ma anche l’Abruzzo ha i suoi guai”, rispondiamo: “Bella scoperta!” Esiste forse un lembo di terra, in questo Pianeta, dove non siano problemi e guai? In Italia in particolare, non c’è regione che non soffra di decadenza, dopo la fine della cuccagna degli anni ’60 e ’70, quando la crescita economica era evidente e ci si poteva persino permettersi il lusso di staccare il Molise dagli Abruzzi e pretendere di fondare una regione autonoma! 

Non servì che tanti costituzionalisti di quel tempo abbiano ben profetizzato che sarebbe finita male per forza. Il ridotto territorio e l’esigua popolazione non potevano permettere altro. E infatti l’Abruzzo dopo la nostra presuntuosa secessione del ’63 si è sviluppato il doppio. Con le cifre alla mano! E i suoi problemi sono la metà dei nostri. Con le cifre alla mano! Nei paesini del Trigno abruzzese, arrivano gli elicotteri da Pescara, quando si tratta di prelevare qualche malato grave e l' ospedale di Castel di Sangro,  da sempre vicino e rivale  di Agnone,  sta in piedi, vivo e vegeto Da noi non arrivano più neppure i cari quadrupedi del tempo mio. 

Non abbiamo neppure un sistema di corriere degno di riportare verso gli snodi ferroviari i compaesani di ritorno nel fine settimana: la domenica Agnone è isolata, come un paese appestato del Seicento. Ma… diciamocelo col sorriso, caro, davvero caro Sindaco: anche Lei prevede e spera di finire sui seggi di questa Regione microscopica, rachitica e sterile, che nepure si percepisce sulla carta geografica. Ed è questo il nodo insormontabile. Ogni volta che una brava persona diventa sindaco, foss’anche di un villaggio di 50 abitanti… gli arriva la tentazione di diventare Consigliere Regionale del Nulla Assoluto. E dietro questa tentazione, la realtà si distorce come in un’allucinazione oppiacea. 

Non si vede più il deserto che cresce intorno. Ma si continua a voler amministrare quel deserto da Consiglieri Regionali. I Signori di Campobasso costano ai Molisani l’IRPEF più alta d’Italia. Il doppio di quella abruzzese. Una mentte economica e politica di tutto rispetto – Cottarelli – ha calcolato che paghiamo sette volte più dei Lombardi per permetterci il lusso inutile di questa regione che ormai non amministra altro che le poltrone dei propri Cosiglieri, visto che – di fatto – tutte le dirigenze sono già tornate a risiedere nel Pescarese, dai comandi militari alle poste, alle rappresentanze sindacali. 

E i consiglieri lo sanno bene. Tanto che a quei pochi, tra loro, che davvero vorrebbero fare qualcosa per i cittadini (ne sono testimone) sono capaci di dire chiaro che tutto è inutile: “Lascia le cose come stanno e accontentati del tuo status”, dicono, con un cinismo rivoltante o con una franchezza ammirevole, a seconda di come la si voglia vedere. Sono cose cognite, da chi scrive dette e ridette. 

Si metta alla testa della sana rivolta, caro Sindaco e Presidente! Questo davvero scuoterà chi di dovere, facendogli presentire il tonfo col deretano sul pavimento, e il ritorno alla vita normale, sofferta da tutti gli altri cittadini.

Il Suo sciopero della fame non impeditrà ad altri di mangiare. E questo – ahimé – è fondamentale. "

Sergio Sammartino

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