Il Comune di Trivento ha avviato ufficialmente il restauro e la ricollocazione di due importanti epigrafi romane, identificate come CIL 09-06721 e CIL 09-06729, attualmente situate in contrada Maiella. Si tratta di reperti di grande valore storico e archeologico, testimonianze preziose della presenza romana nel territorio.
L’intervento segue il sopralluogo del 18 aprile 2025 condotto dal Ministero della Cultura – Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Molise. Il progetto prevede sia la fase di restauro conservativo sia la successiva ricollocazione delle epigrafi, affidate a professionisti specializzati nel trattamento dei materiali lapidei. Con la determinazione n. 167 del 23 ottobre 2025, l’Amministrazione comunale ha affidato la progettazione del restauro alla PF Restauri di Fiorentina Cirelli, di San Giuliano del Sannio, per un importo di 1.170,59 euro IVA inclusa, ritenuto congruo. La responsabile del procedimento è la dott.ssa Eusonia Commatteo, dirigente del Settore Amministrativo. Il progetto sarà realizzato in stretta collaborazione con la Soprintendenza del Molise. «Un passo importante per la tutela del patrimonio archeologico locale e per la promozione culturale di Trivento», commentano gli uffici comunali. Le due epigrafi verranno poi collocate all’interno del territorio comunale, in una zona ancora da determinare, così da valorizzarle e renderle visibili al pubblico.
La redazione di Altomolise.net, dopo consulti con l’architetto Franco Valente, studioso e storico locale, che si è confrontato con Augusto Giammatteo, esperto di epigrafi con una vasta banca dati, soprattutto sulle iscrizioni di Venafro, ha riportato l’analisi e l’interpretazione delle due epigrafi funerarie fornite da Giammatteo.

La prima, CIL 09-06721, ricorda un notabile romano della gens Agria, appartenente alla tribù Voltinia, che percorse l’intera carriera municipale fino alla massima carica. La dedica, costruita con il tipico tono affettuoso “filio piissimo”, è stata realizzata dai genitori del defunto per commemorare il figlio e sé stessi.
L’iscrizione recita:
D(is) Manib(us)
M(arco) Agrio M(arci) f(ilio) Vol(tinia)
Proculo q(uaestori) aedil(i)
IIvir(o) quinq(uennali) pa/trono
municipi(i)
M(arcus) Agrius Sex(ti) f(ilius)
Volt(inia) Proculus et Tul/lia M(arci) f(ilia)
Mevia Prisca
parentes filio piissim(o)
et sibi fecerunt
Traduzione:
Agli Dei Mani.
A Marco Agrio, figlio di Marco, della tribù Voltinia,
Proculo, questore, edile, duoviro quinquennale, patrono del
municipio.
Marco Agrio, figlio di Sesto,
della tribù Voltinia, Proculo, e Tullia
Mevia Prisca, figlia di Marco,
i genitori, fecero (il monumento)
per il figlio piissimo
e per sé stessi.

La seconda, CIL 09-06729, riporta pochi elementi: “[3]lvena / [3]ci / Cordus”, rendendo l’interpretazione più complessa, ma anch’essa testimonia la presenza e la cultura romana nel territorio.

