Agnone / Campobasso – L’avvocato e consigliere comunale Pino Ruta, già candidato sindaco con la lista Cantiere Civico alle ultime elezioni comunali di Campobasso (dove ottenne circa il 20% dei consensi), interviene per chiarire la sua posizione politica dopo la rottura con la maggioranza guidata dalla sindaca Luisa Forte.
“L’accordo con la sindaca Forte era un matrimonio tossico – spiega Ruta –. Non andava fatto. La maggioranza attuale, che si regge su 13-14 voti a fronte di un’opposizione di 19, non garantisce stabilità politica e rende impossibile una vera programmazione per la città.”
Secondo Ruta, la crisi dell’amministrazione non è solo numerica ma anche morale:
“Si è creato un meccanismo distorto: attraverso le commissioni, ogni consigliere riesce a portare a casa somme importanti. È questo il collante che tiene insieme la maggioranza. Al momento del voto, invece di assumersi la responsabilità politica, alcuni consiglieri escono velocemente dall’aula pur di non esporsi.”
Sul piano amministrativo, Ruta è netto:
“La città non sta cambiando. I rifiuti non funzionano, l’acqua resta un problema, verde pubblico e decoro urbano sono trascurati, le infrastrutture e le contrade sono allo sbando. La sindaca Forte non ha una vera idea di città.”
Nonostante la rottura, il consigliere sottolinea che il Cantiere Civico è tutt’altro che finito:
“Il futuro del Cantiere è vivo. Siamo rimasti tutti, solo due persone se ne sono andate – e ci hanno semplicemente usati come taxi politico. Noi, invece, abbiamo restituito tutte le poltrone. L’unica parentesi da evitare era proprio quell’accordo con la Forte: sapevamo che ci avrebbero traditi, ma la maggioranza del gruppo decise di provarci comunque.”
Infine, Ruta affronta anche il tema della sanità regionale, accusando la gestione commissariale di favorire la privatizzazione del sistema sanitario pubblico:
“È in atto una scelta deliberata, strategica e lucida: smantellare pezzo dopo pezzo la sanità pubblica per legittimare la privatizzazione. Il debito che oggi ci strozza è frutto della gestione commissariale, e per questo deve essere lo Stato, non i cittadini, ad accollarselo.”

