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Feltri premiato in Molise, 'voglio morire a Guardialfiera

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Sono montanaro di origine, ho trascorso anni a Guardialfiera, ho assimilato l'aria di Guardialfiera che mi è rimasta dentro.

 

 

Io sono di Guardialfiera.
    Voglio tornare quest'anno, voglio morire a Guardialfiera".

 

 
 
A parlare, visibilmente commosso, è Vittorio Feltri, collegatosi online da Milano con la sala consiliare del Comune di Termoli dove gli è stata conferita, dal Consiglio regionale del Molise, insieme al Comune termolese e all'azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo, l'onorificenza del Molise e della 'Fierezza Sannita'.
    A contestare l'attribuzione del riconoscimento ieri era stata l'Arcigay Molise secondo la quale il giornalista si era reso "protagonista di numerose dichiarazioni pubbliche (soprattutto nei confronti degli omosessuali, ndr) incompatibili con l'idea stessa di un'onorificenza istituzionale".
    A salutare Feltri c'erano il sindaco di Termoli, Nicola Balice, e il presidente del consiglio comunale, Annibale Ciarniello, il rappresentante dell'Aast Molise, Maurizio Varriano, e Vincenzo Di Sabato, storico di Guardialfiera e amico di Feltri.
    "Ho imparato ad andare a cavallo a Guardialfiera - ha raccontato il giornalista durante il collegamento -. Ricordo i tuffi nell'acqua fredda del Biferno. Mi sono ripromesso quest'anno di tornare". Nel suo intervento ha ricordato il periodo della costruzione della diga del Liscione. "Ha tolto ai molisani, ai guardiesi, degli orti straordinari. Il Molise non meritava questo scempio che ha rovinato la pianura e i giardini che davano frutti stupendi. Questa diga ha rovinato tutto e ci ha rovinato anche i ricordi. I molisani li apprezzo perché mi specchio in loro: abbiamo lo stesso carattere, la stessa volontà, abbiamo il paesaggio che un po' ci somiglia, tutto questo mi fa rimanere a Guardialfiera, nel Molise in generale, sono stato anche a Campobasso. Amo la vostra regione e mi dispiace non abitarci".
    A proposito del sul suo ultimo libro "Chi non legge è perduto" Feltri ha detto che "perdere il territorio è come perdere un papà. Al sud si vive con maggiore fatica, ma la fatica fa bene all'animo. Vorrei essere lì con voi, questo è l'unico rammarico". La pergamena consegnata a Feltri, ha sottolineato Varriano, "è dettata dal cuore verso l'uomo che ama profondamente le sue radici". "Io sono semplicemente un lavoratore - ha replicato Feltri - che si è dedicato a questo mestiere senza avere doti particolari, ma con la volontà di fare bene".
   
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